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— Louvre di Parigi

— National Gallery di Londra

— Chiesa di San Michele sul Dosso, Milano

Intervista con Stefano Zuffi

La Vergine delle Rocce
del Louvre di Parigi

Leonardo da Vinci, Madonna col Bambino,
san Giovannino e un angelo (Vergine delle Rocce)
,
1483-1485 Olio su tavola (poi trasportato su tela),
199 x 122 cm Parigi, Musée du Louvre

Affacciata su piazza Sant’Ambrogio a Milano si trovava la basilica di San Francesco Grande, una delle chiese più importanti della città. A questa chiesa, nella prima cappella a destra, era destinata la Madonna col bambino, san Giovannino e l’angelo che noi conosciamo con il nome di Vergine delle Rocce (il convento francescano fu soppresso nel 1798 e all’inizio dell’Ottocento se ne decise la totale distruzione per far posto a una nuova caserma, esistente ancora oggi).

Leonardo da Vinci venne “condotto a Milano al Duca con gran reputazione” nella primavera del 1482. Sappiamo che il suo primo incarico a Milano fu per la Confraternita dell’Immacolata Concezione.

Infatti, il 25 aprile 1483 il “Maestro” Leonardo da Vinci, è citato con due pittori milanesi, i fratelli Evangelista e Giovanni Ambrogio de Predis, in un contratto per la realizzazione di una complessa ancona per l’altare della Confraternita nella loro cappella della basilica di San Francesco. Quest’opera milanese sarà il primo vero e proprio completo manifesto del linguaggio pittorico di Leonardo.

La scena si svolge all’aperto davanti a forti rocce che paiono formare un’abside di architettura naturale con ampie aperture paesaggistiche. Quattro figure sacre sono disposte su di un alto zoccolo di pietra che mostra molti ciuffi fogliati e fioriti. Al centro è inginocchiata la giovane Vergine Maria, dalla testa dolcemente inclinata, che poggia la mano destra sulla spalla di san Giovannino, un bambino nudo inginocchiato a mani giunte. Maria porge la mano sinistra in avanti, alta, sopra il capo di Gesù bambino che, nudo, seduto a terra, è benedicente e rivolto verso Giovanni. L’arcangelo Gabriele, adolescente, inginocchiato dietro Gesù, gli accompagna dolcemente la schiena, e – rivolgendo il suo sguardo verso noi osservatori – ci indica Giovanni.

La Vergine delle Rocce
della National Gallery di Londra

Leonardo da Vinci e Giovanni Ambrogio de Predis,
Madonna col Bambino, san Giovannino e un angelo
(Vergine delle Rocce)
, 1490-1508
Olio su tavola, 189,5 x 120 cm
Londra, National Gallery

Il dipinto che ora è alla National Gallery di Londra venne acquistato a Milano nel luglio 1785 dal pittore scozzese Gavin Hamilton. Questi, amico di Canova, viveva a Roma occupandosi anche di acquistare opere d’arte per il collezionismo inglese. Il quadro sarà venduto al museo londinese nel 1880.

Le radiografie mostrano che l’esecuzione di questa versione è molto travagliata: si considera in gran parte dipinta da Giovanni Ambrogio de Predis su di una tavola che certamente era appartenuta a Leonardo da Vinci. Infatti la recente analisi riflettografica del 2011 mostra un disegno della Vergine in adorazione, vista di tre quarti, di certa mano leonardesca - una figura di cui la stesura pittorica non tiene conto.

Nel 1506, quando Leonardo torna a Milano, de Predis riaccende una causa chiedendo l’intervento del maestro fiorentino, che sarà tenuto “ad finiendum aut finiri faciendum” – a terminare - la tavola entro due anni. Nel 1508 Leonardo riceve il compenso per la Vergine delle Rocce, ventiquattro anni dopo la commissione. È difficile valutare l’intervento di Leonardo nella tavola londinese, probabilmente circoscritto al viso della Vergine e dell’angelo.

La Vergine delle Rocce
di Milano

Francesco Melzi (attr.), Madonna col Bambino,
San Giovannino e un angelo
(Vergine delle Rocce del Borghetto)
, 1517-1520
Tempera e olio su tela, 198x122 cm
Chiesa di San Michele sul Dosso
Congregazione Suore Orsoline di San Carlo, Milano

L’opera è una copia straordinariamente precisa della prima versione della Vergine delle Rocce conservata al Louvre.

Solo Leonardo utilizzava una tecnica pittorica libera che ritroviamo nei colori di quest’opera. L’uso della tela come supporto rende supponibile che il dipinto sia stato eseguito in Francia, ma che fosse destinato ad essere trasportato. Nasce così l’ipotesi attributiva a Francesco Melzi, nobile uomo lombardo, raffinato e colto pittore, intimo compagno di Leonardo dal 1510.

Nel 1517, ventisettenne, lo aveva seguito in Francia, quando il grande e ormai anziano maestro aveva accettato l’invito di Francesco I, rimanendogli accanto fino alla morte, avvenuta il 2 maggio 1519. Il suo nome è celebre in quanto erede testamentario di Leonardo e per aver trasportato a Milano tutti i manoscritti e gli “Instrumenti et Portracti circa l’arte sua e industria de pictori”. Rientrato in Lombardia prima del 1523 si era stabilito a Milano.

Durante il suo soggiorno ad Amboise si pensa che Francesco lavorasse anche sulle opere del maestro, colpito da una paralisi alla mano destra. E allora, forse, la Vergine delle Rocce del Borghetto è copia dell’opera archetipo, dipinta da Melzi con la raffinatezza tecnica di Leonardo, con materiali preparati nella bottega francese, e su tela, in modo da poterla portare a Milano al suo ritorno.

Intervista con Stefano Zuffi